Nel post di oggi, tratteremo di un interessante release party del libro I demoni di Urbino scritto da Pasquale Rimoli.
Prezzo di copertina: 12,00 euro
Genere: romanzo giallo
Collana: ombre
Pagine: 296
ISBN: 978 - 88 - 99660 - 23 - 9
Editore: La Ruota Edizioni (www.laruotaedizioni.it)
SINOSSI
Un avvincente noir che racconta, attraverso l’indagine del capitano Sesti, gli aspetti “oscuri” di una città di provincia e di Giulia, la figlia del maresciallo, una ragazza tutt’altro che “semplice”. Personaggi, vicende personali e corali trasportano il lettore nelle stradine ripide di Urbino, facendone gustare tutto il fascino di cui sono imbevute, in un mix fatto di arte, cultura, mistero e magia. Intrighi e devianze giovanili, amori puri e riti orgiastici, vite spezzate da un errore, oppure dalla tragica fatalità. Tutto prende il via da un efferato omicidio, nella buia notte di Halloween, che devierà il corso della vita degli abitanti del borgo.
BIOGRAFIA AUTORE
Pasquale Rimoli, nato a Policoro, è un filologo classico, attualmente impegnato nell’insegnamento di Lingua e civiltà italiana agli immigrati nella città di Matera. Da sempre amante della lettura e della scrittura (scrive, infatti, dall’età di sedici anni), con questo suo primo romanzo corona il sogno di pubblicare un giallo. È attivo nel sociale e nel volontariato, a contatto in particolar modo con il mondo degli adolescenti. È ideatore del blog Se le poesie potessero parlare, collaboratore del blog Storia Romana e Bizantina e redattore del giornale diocesano Logos.
Vuoi scoprire qualcosa in più sul libro? Eccoti ben due estratti!
Facendosi coraggio si alzò,
determinato a rimettere ordine nella sua abitazione. Dopo aver pulito la cucina
e liberato il salotto da bicchieri, bottiglie di birra e cartoni per la pizza
sparsi qua e là, si preoccupò del bagno.
Così,
impegnato in quelle pulizie, si chiese come avesse potuto trascurare la sua
casa, soprattutto il bagno: mentre scrostava il lavandino con una spugna,
immaginò quasi di vedere il rubinetto sollevarsi in verticale e ondulare a
destra e sinistra al suono dell’Inno alla
gioia. Non poté evitare di sorridere, di fronte a quella buffa scena
partorita dalla sua immaginazione.
Sistemata
anche la sua camera (troppi erano gli indumenti lasciati in maniera disordinata
sulle sedie, sul letto e sul pavimento), fu il momento di rimettere in sesto se
stesso. Lavato e profumato, sbarbato, si contemplò soddisfatto il volto, che
godeva ora di nuova luce: gli occhi azzurri risaltavano maggiormente, con la
loro chiarezza.
Era un uomo nuovo e si apriva una nuova pagina per la sua esistenza.
«Bentornato,
Matteo. Bentornato!» disse al suo doppio.
Con la sola
biancheria intima addosso, si diresse verso la sua stanza. Quella volta, però,
si fermò al comodino, per rivolgere più di uno sguardo alla donna della foto.
«Ci sono,
Sara! Sono tornato!»
Di fronte al
sorriso della donna sorrise teneramente anche lui. Per evitare di sporcare con
le lacrime il volto, che aveva appena pulito e curato, ripose la cornice al suo
posto e continuò la sua marcia verso la nuova
fase.
Entrò in
camera.
Dopo un paio di
minuti, si ritrovò a fissarsi allo specchio di un grande armadio a parete
mentre, emozionato, si abbottonava la giacca: provava eccitazione nell’inserire
ognuno di quei quattro bottoni in metallo argentato nelle rispettive asole e
nello strofinare il pollice sulle decorazioni dei bottoni.
Era rimasta
una sola cosa: il berretto.
Andò a recuperarlo in salotto, ma
lo adagiò sui suoi capelli castani, solo, di fronte al grande specchio della
sua camera. A operazione terminata,
inspirò profondamente: non indossava la divisa da settimane. Era orgoglioso di
se stesso. Ammirò i nastrini colorati sulla parte sinistra del petto e le tre
stelle argentate sulle controspalline; passò l’indice destro lungo gli alamari
fregiati sul bavero della giubba; si focalizzò sul berretto esaminando i tre
galloncini argentati e bordati di nero lungo il soggolo anch’esso argentato;
infine, fissò lo sguardo sulla fiamma dorata a tredici punte.
Era pronto. Il capitano Matteo
Sesti stava per tornare!
***
La Mercedes del capitano Sesti si
fermò nei pressi della stazione Garibaldi, nella parte alta della città, quella
custodita dalle mura. Mancavano tre quarti d’ora all’inizio del suo turno e
decise di passeggiare lungo le caratteristiche stradine interne in pietra.
Procedeva lentamente, come se stesse facendo quel tragitto per la prima volta,
varcando i portali e, come un turista, fermandosi ad ammirarli. Erano strade
che conosceva ormai a memoria, ma non lo avrebbero mai stancato: per lui ogni
elemento caratteristico che riconducesse al passato era l’occasione per fare un
tuffo in un’epoca antica. Immaginava i cavalieri, i cortei di nobili e dame, i
giocolieri, ma anche la gente semplice, vestita con abiti caratteristici.
Quella mattina era accaduto,
appena alzatosi dal letto, quando aveva rivisto l’immagine di Sara da lungo
tempo, eccessivamente ma non senza ragione, partorita dalla sua mente in tutte
le salse.
La vita, intanto, riprendeva a
Urbino.
Le strade erano inondate di
odori: il pane appena sfornato, i cornetti, il caffè… quegli odori riportavano
Matteo al presente, e lui li attraversava con la consapevolezza che, in fin dei
conti, niente era cambiato in sei mesi.
In quel periodo gli era capitato,
sporadicamente, di camminare lungo quelle stradine e di percepire gli stessi odori
senza, però, saggiarne appieno l’essenza. E non poteva essere altrimenti.
Non solo odori ma anche suoni. La
gente s’incontrava, si salutava e si augurava una buona giornata. C’era chi aveva
già da raccontare qualcosa avvenuto la sera precedente, chi era già al telefono
alle prese con qualche problema, chi andava in bicicletta e faceva risuonare il
campanello per non urtare qualche passante.
Urbino, a differenza di Matteo,
non aveva dormito.
Spero che questo post vi abbia incuriosito e magari portato all'idea di acquistare il libro anche perchè secondo me vale molto. Se lo leggete poi fatemi sapere che cosa ne pensate, mi raccomando.
Un bacione a tutti,
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