Ciao bellissimi!
Oggi sono qui con una piccola sorpresa per voi e immagino abbiate capito di cosa si tratta, se avete letto il titolo (ovviamente ahah). Quindi, come si dice, bando alle ciancie e gustatevi questa piccola anteprima!
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CAPITOLO 1
New
York era la città che non dormiva mai, non si era mai addormentata. Il
mio appartamento nell’Upper West Side era dotato del tipo d’isolamento
acustico che ci si aspetta in una proprietà da multimilionari, ma i
suoni della città vi filtravano ancora: il martellare ritmico dei
pneumatici sulle
strade usurate, le proteste di freni, e l’incessante suono dei clacson dei taxi.
Appena uscii dalla caffetteria all’angolo nella sempre indaffarata Broadway, il trambusto della città mi travolse.
Come avevo potuto vivere senza i rumori di Manhattan?
Come avevo potuto vivere senza di lui?
Gideon Cross.
Presi
il suo viso tra le mie mani, e lui strofinò il naso al mio tocco.
Quella dimostrazione di vulnerabilità e affetto mi squarciava. Solo
poche ore prima avevo pensato che lui
non
avrebbe potuto mai cambiare, che avrei dovuto scendere troppo a
compromessi per condividere la mia vita con lui. Adesso, mi trovavo di
fronte al suo coraggio e dubitavo del mio. Forse avevo preteso da lui
più di quanto avessi fatto con me stessa? Mi rimproveravo per averlo
spinto a cambiare mentre io ero rimasta ostinatamente la stessa.
Si
alzò di fronte a me, era così alto e forte. In jeans, maglietta e con
un cappello da baseball tirato sulla fronte, non era riconoscibile come
il magnate che il mondo conosceva, ma continuava ancora a colpire in
modo innato tutti quelli che gli camminavano accanto. Con la coda
dell’occhio, notai come le persone vicine lo guardavano per poi avere
una reazione a scoppio ritardato. Vestito casual o con i suoi abiti a
tre pezzi, il potere del corpo muscoloso ma slanciato di Gideon era
inconfondibile. Il modo in cui si presentava, l’autorità che esercitava
con un controllo impeccabile, rendevano impossibile farlo svanire sullo
sfondo. New York fagocitava tutto ciò che arrivava ma
Gideon teneva la città per un guinzaglio dorato. E lui era mio.
Persino
col mio anello al dito, qualche volta stentavo a crederlo. Non sarebbe
mai stato solo un uomo. Era ferocia vestita di eleganza, perfezione
venata di difetti. Era il fulcro del mio mondo, un fulcro del mondo.
Eppure
aveva appena dimostrato che si sarebbe sottomesso e piegato fino a
spezzarsi per stare con me. E questo aveva rinnovato la mia
determinazione nel dimostrare che ero degna del dolore che l’avevo
costretto ad affrontare. Intorno a noi, le vetrine dei negozi di
Broadway stavano riaprendo.
Il
flusso del traffico sulla strada cominciava ad addensarsi, macchine
nere e taxi gialli rimbalzavano all’impazzata sulla superficie
irregolare. I residenti camminavano sui marciapiedi, portando i loro
cani fuori o si dirigevano al Central Park per una corsa mattutina,
rubando il tempo che potevano prima che la giornata lavorativa si
imponesse con vendetta .La Mercedes accostò al marciapiede appena noi lo
raggiungemmo, Raúl una grande figura in ombra al volante. Angus arrivò
con la Bentley nel posto dietro. La mia corsa e quella di Gideon, erano
dirette verso case separate.
Che
genere di matrimonio era? Il fatto era che si trattava del nostro
matrimonio, anche se nessuno di noi lo voleva in quel modo. Avevo dovuto
mettere un freno quando Gideon aveva assunto il mio capo dall’agenzia
pubblicitaria per la quale lavoravo.
Capivo
il desiderio di mio marito di farmi far parte delle Cross Industries,
ma cercare di forzare la mano, agendo alle mie spalle…? Non potevo
permetterlo, non con un uomo come Gideon. Eravamo insieme, nel prendere
le decisioni o eravamo troppo lontani per far funzionare il nostro
rapporto di lavoro.
Tirai
indietro la testa e guardai il suo splendido volto. C’era rimorso e
sollievo. E amore. Così tanto amore. Era bello da mozzare il fiato. I
suoi occhi erano blu come il Mar dei Caraibi, i suoi capelli una
criniera nera folta e lucente che gli accarezzava il colletto. Una mano
adorante aveva scolpito ogni linea e ogni angolo del suo viso a un
livello di perfezione che ipnotizzava e rendeva incapaci di
pensare
razionalmente. Ero stata ammaliata dalla sua immagine dal primo momento
in cui l’avevo visto e le mie sinapsi saltavano in momenti a caso.
Gideon mi aveva abbagliata.
Ma
erano stati l’uomo, la sua energia e il suo potere inarrestabili, la
sua intelligenza acuta e una spietatezza associata a un cuore che sapeva
essere così tenero…
<< Grazie. >>
Le mie dita accarezzarono le sopracciglia scure, e formicolarono come succedeva sempre a contatto con la sua pelle.
<< Per avermi chiamata. Per avermi raccontato il tuo sogno. Per avermi incontrato qui >>
<< Ti avrei incontrata dovunque >>
Le sue parole erano una promessa fatta con devozione e fervore.
Tutti
avevamo dei demoni. Quelli di Gideon erano imprigionati dalla sua
volontà di ferro quando era sveglio ma quando dormiva, lo tormentavano
con violenti e feroci incubi. Avevamo così tanto in comune, ma l’abuso
avvenuto nella nostra infanzia era un trauma che avevamo condiviso
e
che ci aveva unito e allontanato. Questo mi aveva fatto combattere più
duramente. I nostri aguzzini ci avevano portato via già troppo.
<< Eva..Tu sei l’unica forza della terra che può tenermi lontano. >>
<< Ti ringrazio anche per quello. >> mormorai, il cuore stretto.
<< Lo so che non è stato facile per te darmi spazio ma ne avevamo bisogno. E lo so che ti ho spinto oltre >>
<< Troppo. >>
La mia bocca si curvò alla punta di gelo nelle sue parole. Gideon non era un uomo a cui veniva negato ciò che voleva.
<< Lo so e me l’hai permesso perché mi ami. >>
<< E’ più che amore. >>
Le sue mani mi circondarono i polsi, stringendoli in un modo che mi faceva arrendere.
Annuii,
non avevo più paura di ammettere che avevamo bisogno l’uno dell’altra
in un modo che alcuni consideravano insano. Era ciò che eravamo, ciò che
avevamo. Ed era prezioso.
<< Andremo insieme dal dottor Petersen. >>
Pronunciò le parole come se fosse un ordine inequivocabile ma il suo sguardo cercò il mio come se avesse fatto una domanda.
<< Sei così dispotico. >> lo canzonai, desiderosa che ci lasciassimo positivamente. Speranzosi.
Il
nostro appuntamento settimanale per la terapia con il Dr. Lyle Petersen
era tra poche ore e non poteva essere programmato più opportunamente.
Avevamo
voltato pagina. Potevamo ricorrere a un piccolo aiuto per scoprire
quali dovessero essere i nostri passi da quel momento. Le sue mani mi
circondarono i polsi.
<< Lo ami. >>
Gli afferrai l’orlo della maglia e strinsi il morbido jersey.
<< Amo te. >>
<< Eva >>
Le
sue braccia mi strinsero, il suo respiro caldo vibrò sul mio collo.
Manhattan ci circondava ma non poteva intromettersi. Quando eravamo
insieme, non c’era nient’altro. Un suono gutturale di desiderio mi uscì
dalle labbra, tutto dentro me lo desiderava ed era affamata di lui e
tremava deliziandosi che si fosse spinto di nuovo contro me. Inalai il
suo odore inspirando profondamente, le mie dita premevano nei suoi
muscoli forti della schiena. Il trambusto dentro me mi dava alla testa.
Ero dipendente da lui: cuore, anima e corpo-e stare da giorni senza una
dose, mi aveva lasciato tremante e scombussolata, incapace di funzionare
correttamente. Lui mi travolse, il suo corpo tanto più grande e
possente del mio. Mi sentivo al sicuro tra le sue braccia, amata e
protetta. Volevo che provasse la stessa sensazione di sicurezza quando
stava con me. Niente poteva toccarmi o ferirmi quando lui mi teneva
stretta. Avevo bisogno che sapesse che poteva abbassare la guardia,
inspirare, poiché ero capace di proteggere entrambi.
Dovevo
essere più forte. Più furba. Fare più paura. Avevamo nemici e Gideon se
ne occupava da solo. Per lui era una cosa innata essere protettivo; era
una delle sue caratteristiche che ammiravo profondamente. Ma dovevo
cominciare a mostrare alla gente che potevo essere un avversario
pericoloso tanto quanto mio marito.
Ma più di tutto, dovevo dimostrarlo a Gideon. Appoggiandomi a lui, assorbii il suo calore.
<< Ci vediamo alle 5, Asso. >>
<< Non un minuto più tardi. >> ordinò in modo burbero. Sorrisi mio malgrado, infatuata da ogni sua spigolosità.
<< Altrimenti cosa? >>
Tirandosi indietro, mi diede un’occhiata che mi fece arricciare le dita dei piedi.
<< O ti verrò a prendere. >>
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Piaciuto questo primo capitolo?? Io direi che mi ha convinto abbastanza per comprare anche il libro in uscita. Sylvia non ha mai deluso con i suoi libri e ogni storia merita di essere letta..questo libro credo proprio che non fa eccezione!